Uno sguardo sul mondo della pet therapy: intervista a Francesca Mugnai

Intervista alla dott.ssa Francesca Mugnai, Presidente e Resp. Scientifico dell’Associazione Antropozoa

Riproponiamo la lettura di un’intervista gentilmente rilasciata da una straordinaria professionista che opera nel campo sociale con gli animali  presso il Meyer di Firenze, con l’associazione Antropozoa, realizzando progetti di pet therapy da oltre 16 anni.  La dott.ssa Francesca Mugnai è considerata uno dei massimi esperti a livello nazionale ed internazionale, di interventi assistiti con gli animali in ambito pediatrico ed è autrice di diversi testi  e pubblicazioni scientifiche,  tra cui un ultimo libro, già alla seconda ristampa, pubblicato a giugno del 2017. Ci faremo raccontare meglio da lei la sua esperienza in questo settore.

1)      Francesca, l’Ospedale Meyer è considerato da tutti un’eccellenza anche in ambito degli interventi assistiti con gli animali , tant’è che il vostro modello è stato anche fonte d’ispirazione per la redazione delle Linee Guida nazionali e siete diventati un punto di riferimento anche per altri ospedali europei.  Raccontaci come avete mosso i primi passi in questo settore e come siete riusciti a raggiungere questi elevatissimi standard operativi.

Il lavoro di Antropozoa  in ospedale nasce  16 anni fa da una grande passione e anche dalla voglia di sperimentare insieme un percorso che all’epoca appariva anche un po’ sopra le righe, ma che  poi si è rivelato vincente, costruttivo e ha “fatto storia”come si dice. Quando abbiamo iniziato non c’era nessuno in Italia che lavorasse con gli animali all’interno di un ospedale, direttamente nei reparti, e ad oggi questo modello di intervento, “best practive” appare un riferimento anche su di un piano internazionale . Grazie alla fiducia ottenuta subito da parte degli operatori sanitari dell’AOU Meyer, in una sorta di patto di alleanza che si è creato quasi subito con Antropozoa, superate le prime remore legate agli aspetti igienico sanitari,e comportamentali  abbiamo mosso i primi passi nell’ospedale pediatrico. All’inizio lavoravamo negli spazi esterni, poi siamo entrati nei primi reparti; oggi i nostri cani hanno libero accesso in ogni reparto dell’ ospedale, eccetto i trapianti, per ovvi motivi di igiene e clinici : operano nei dipartimenti di pediatria internistica, chirurgia pediatrica, neuroscienze, area critica, oncologia pediatrica e neonatale e nella rianimazione. Un libero accesso che avviene dopo meticolose pratiche igieniche e con trimestrali controlli veterinari specifici e comportamentali che seguono il  protocollo stilato dal Meyer e che è oramai capo fila un esempio per tante altre strutture in tutta Italia, che formalmente ne hanno fatto richiesta all’Azienda AOU Meyer. Gli animali entrano dal portone principale e la loro presenza è sistemica: per  tutto l’ospedale. Anche gli operatori e i genitori trovano beneficio nel vederli passare lungo il percorso che viene quotidianamente tracciato dagli infermieri e i medici. E soprattutto il setting di lavoro è dove è possibile costruire in quel momento di “urgente necessità” l’intervento.Ua modalità  estramente precisa e finalizzato, ma al tempo stesso resa possibile grazie alla duttilità e la professionalità  dell’equipè uomo-animale

 

2)     Chiunque vi incontri direttamente in ospedale o vede un vostro video on-line, focalizza subito l’attenzione sulla coppia coadiutore-cane, ma dietro di loro c’è un intenso lavoro di squadra. Ci descrivi brevemente da chi è composta la vostra equipe a due e a 4 zampe?


E’ composta soltanto da personale che ha un percorso di laurea nella relazione d’aiuto, quindi psicologico, educatori professionali, terapiste etc. Fin da subito siamo stati consapevoli dello spessore “umanistico” di cui era portatore l’intervento in ospedale; almeno per come a noi si configurava, e per come c’era richiesto dal personale medico e infermieristico. Ci  appoggiamo a competenze esterne per quel che riguarda la medicina  veterinaria e per la  valutazione comportamentale dei cani.. Attualmente lavoriamo con 15 cani e una decina di operatori in totale . Come Antropozoa, organizziamo anche corsi biennali per diventare specialisti in interventi assistiti con gli animali. Il prossimo corso partirà ad aprile, le iscrizioni sono ancora aperte. Per info www.antropozoa.it FB antropozoafarm

3)     Hai realizzato innumerevoli progetti in ambito pediatrico ma quale ricordi in particolar modo?

Tutti i giorni in ospedale è sempre una novità, ogni incontro con i bambini è diverso. Siamo abituati a lavorare in corsia anche in situazioni di emergenza, per cui non possiamo mai prevedere ciò che accadrà. In questo i nostri cani sono alleati incredibile nella strutturazione veloce degli interventi e nel ridefinire gli obiettivi. Il personale infermieristico stila una agenda di interventi e prestazioni, tutte registrate all’interno del sistema di valutazione e monitoraggio dell’ospedale, in modo che la verifica sia continua  e costante, e il bimbo  e la sua famiglia siano seguiti fin dall’inizio  e durante il percorso di cura. Anche dopo la dimissione nel periodo successivo molte volte vengono organizzati  controlli  e valutazione in presenza dei 4zampe. Questa attività così inserita all’interno del sistema ospedale è Finanziata dalla Fondazioe A.Meyer, che riceve, donazioni da privati. Questo per noi è motivo di grande orgoglio e anche di responsabilità etica  e civile  verso la cittadinanza  e la comunità, con grandi ricadute di reciprocità  e riconoscimento emotivo.

4)     Sai benissimo che purtroppo, sono ancora poche le esperienze italiane di IAA in abito ospedaliero. Le ragioni sono tante, prima fra tutti, il pregiudizio di molti, sanitari compresi, nei confronti degli animali, per un potenziale rischio infettivo. Che suggerimenti daresti ad un’ equipe di professionisti che voglia intraprendere un progetto di IAA in un contesto così delicato e complicato come quello ospedaliero?

Il consiglio è di cominciare a sensibilizzare sul percorso legato all’’umanizzazione delle cure. Gli IAA si possono introdurre soltanto in situazioni e contesti ospedalieri e sanitari in cui c’è un’attenzione sia al dolore che alla umanizzazione della cura. Altrimenti  rimarranno  interventi spot  e poco allineati su un piano di vera efficacia e di consolidamento all’interno del percorso di cura.  Si parte  quindi dall’idea che l’animale possa essere un alleato, una relazione fondamentale per l’io del paziente. Se questo non c’è, è difficile che questi progetti possano prendere campo e che possano avere un impatto sistemico ed essere usati dagli operatori, nella riabilitazione psicoemotiva e fisica.

 

5)     Il Meyer grazie al sostegno della sua fondazione, ha potuto puntare sulla pet therapy. Un progetto di IAA può essere sostenibile in un ospedale di più piccole dimensioni?

Certo, anzi in ospedali di piccole dimensioni si può riuscire a creare un rapporto di fiducia e di collaborazione con gli operatori. Anzi, è meno “rischioso” lavorare in un ospedale di piccole dimensioni rispetto a una grande azienda ospedaliera. Un reparto di pediatria, ma anche in particolare di geriatria e neuropsichiatria sono i luoghi ideali dove poter  sperimentare l’efficacia. Anche su di un piano internazionale il problema di “un erronea” sensazionalistica comunicazione sugli IAA indebolisce la giusta comprensione della potenzialità della materia, ma dall’altro sensibilizza e porta  a conoscenza delle potenzialità di questo speciale rapporto.

6)     Dopo la pet therapy il Meyer, vara il regolamento per fare entrare il cane di casa in ospedale. La cossidetta pet-visiting come e quando può essere attuata?

La pet visiting – che è cosa ben diversa dalla pet therapy, dagli IAA – è il riconoscimento dell’alleanza tra uomo e animale, anche  a livello legislativo, dell’importanza di questo legame e della visita del cane al suo  proprietario. È complicata dal punto di vista comportamentale e igienico. Non è più semplice, anzi presenta molte ombre. Non è facile applicarla in tutte le parti d’Italia, ci vuole una grande attenzione rispetto alla visione antropologica e culturale  dell’animale. Laddove riesce ad essere applicata è un grande successo sociale.

7)    Per concludere Francesca, per chi non avesse ancora letto il tuo ultimo libro, vorresti anticiparci qualcosa?

“Gli interventi Assistiti con gli animali nell’area pediatrica”, edizioni Franco Angeli (2017) è il è il primo libro interamente dedicato a questo tema, curato da me insieme ad alcuni professionisti del settore. Si parla del rapporto bambino-cane, un legame immediato, diretto, che parte da uno sguardo e suscita emozioni senza filtri.
È un volume che affronta a 360 gradi questo interessante argomento  e vede il coinvolgimenti di autori riferimenti internazionali sulla materia Con la casa editrice Franco Angeli stiamo portando avanti un lavoro importante di bella e proficua collaborazione che sfocierà in altri volumi in cui affrontare il tema del legame tra l’uomo e l’animale, e che vedrà un respiro internazionale. A breve quindi in libreria con altre belle novità.

Francesca, grazie per averci rilasciato questa intervista.

Ci auguriamo che la tua esperienza possa essere ripresa da altri centri ospedalieri italiani e pugliesi e che tu con il tuo team possiate continuare a diffondere l’importante valore della relazione uomo-animale e bambino-animale.

 

Anna Morelli (fonte: www.associazionenopiaa.com)

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